Ti confesso un segreto: a differenza di quei ragazzini che già da bambini hanno un sogno nel cassetto e un percorso già ben definito per realizzarlo, io quando era bambina alla domanda “cosa vuoi fare da grande?” andavo in panico.
Non perché non avessi un sogno. Al contrario!
Il mio cassetto straripava di desideri, di passioni, di posti che volevo visitare, cose del mondo che volevo capire. Ero incapace di decidere un solo campo a cui dedicarmi, e purtroppo vivevo in un contesto scolastico e sociale che mi poneva continuamente di fronte all’obbligo di scegliere una strada. Se non l’avessi fatto, secondo molti, nella vita non avrei combinato nulla di buono.
Io sono Noemi Taccarelli, oggi ho 39 anni e sono una growth hacker.
L’agenzia che ho fondato è stata tra le prime a portare in Italia la disciplina che Sean Ellis aveva lanciato negli Stati Uniti. Di quella disciplina – il growth hacking – ho parlato anche nel mio primo libro, un manuale che racconta il marketing partendo dall’osservazione dei comportamenti umani. In più giro l’Italia prendendo parte ai principali eventi di settore come speaker, mentore e giuria.
È giusto però che a questo punto ti racconti come ha fatto quella ragazzina indecisa a trovare la sua strada…
Come probabilmente puoi immaginare, uno dei momenti più difficili che ho dovuto affrontare è stato quello in cui sono stata chiamata a scegliere l’Università a cui iscrivermi. Ricordo di aver passato mesi terribili, attanagliata dall’ansia, costantemente in balia delle domande altrui, con una sensazione cronica di inferiorità rispetto a tutti quei miei amici che si stavano preparando da tempo immemore al test di ingresso per il corso di studi dove avevano sempre sognato di entrare.
Alla fine una decisione la presi anch’io, e non me ne sono pentita, ma forse ti stupirà perché apparentemente non c’entra nulla con quello che faccio oggi.
Sì, perché scelsi Antropologia, che all’epoca mi era sembrata essere la soluzione migliore per tenere insieme una buona parte dei miei interessi: conoscere l’uomo, la storia dell’evoluzione, della cultura, della psicologia, delle dinamiche sociali, scientifiche, artistiche ed espressive, approfondendo le ragioni, le spinte e le conseguenze delle azioni del singolo e dei gruppi.
Quando mi sono iscritta ad Antropologia ero convinta che avrei girato il mondo e conosciuto culture, ma il bello di quando intraprendi una strada senza precludertene altre, tenendo lo sguardo aperto sulle possibilità che la vita ti offre, è che tutto può succedere. E a me è successo che dopo la laurea ho avuto la straordinaria occasione di collaborare con il Ministero degli Affari Esteri. Per 7 anni mi sono occupata della promozione della collezione di design italiano presso la rete diplomatica internazionale. Il mondo l’ho girato insomma, ma in modo molto diverso da quello che avevo immaginato all’inizio dei miei studi.

Il periodo trascorso alla Farnesina è stata la mia prima vera esperienza nel campo del marketing. Sì, perché in quegli anni mi sono trovata a organizzare eventi e mostre, a veicolare messaggi, promuovere aziende, avere a che fare coi clienti. E così ho capito che era quello di cui volevo occuparmi a tempo pieno.
Avevo finalmente trovato una disciplina che unisse l’economia, la psicologia cognitiva, la sociologia, le scienze della visione, i paradigmi digitali e la capacità di leggere e analizzare dati, capacità diverse ma in grado di fondersi in un obiettivo concreto e misurabile, un obiettivo talmente reale che finalmente mi permetteva la collocazione nel mondo.
Certo, non è stato facile mettere a tacere quella vocina che mi sgridava giorno e notte per aver trovato la mia strada così tardi, dopo aver buttato anni della mia vita a studiare tutt’altro. Alla fine però è stata soprattutto l’esperienza a zittirla: lavorando nel campo ho infatti capito che marketing e antropologia hanno un sacco di punti di contatto. Questo concetto però ti invito ad approfondirlo nel mio libro.
Tornando a me, nel 2017 ho fondato _blank, la mia agenzia.
Nonostante avessi girato l’Italia e il mondo, ho voluto avviare questo progetto a casa mia, la mia amata Castellammare di Stabia.

Sì, lo so, il sud non è esattamente il terreno più fertile per fare imprenditoria, ma fortunatamente lavorare col digitale mi permette di avere la sede nel luogo che amo e di girare virtualmente il resto del Paese collaborando con aziende e professionisti in giro per tutta la penisola, e non solo.
Nel 2021 abbiamo gestito anche la comunicazione per una mostra di design italiano organizzata a Seoul!
Nel frattempo quella che inizialmente era una creative web agency focalizzata sul branding è virata in una Growth Agency.
Scoprire il Growth Hacking ci ha infatti permesso di specializzarci nell’applicare il metodo scientifico al marketing, adottando un approccio lean e soprattutto data-driven: guidato dai dati. La crescita che abbiamo maturato in questi anni è motivo di grande orgoglio per quella ragazzina indecisa a cui dicevano che non avrebbe combinato nulla se non avesse imboccato al più presto una strada.
Io all’epoca ho preferito fermarmi al centro di un incrocio per guardare in tutte le possibili direzioni senza paraocchi. È stato forse un po’ più difficile per me che per altri, ma è stato un viaggio meraviglioso, e mi godo ancora ogni piccola tappa con l’entusiasmo e la curiosità del primo giorno.
Oggi sono anche docente di Customer Experience Management per il Corso di Laurea Magistrale in Marketing e Management Internazionale di UniParthenope, di Games Publishing & Marketing Strategies, Interactive Storytelling e Media & Gaming per l’Università Niccolò Cusano, e di un laboratorio sul Growth Hacking nel Master in Digital Marketing Specialist di Uni eCampus.


